Raffaele Masto

La giraffa è l'animale che mi è più caro

Il suo aspetto suscita tenerezza,

apparentemente è debole, fragile, indifesa

in un ambiente macho come è la savana

tra leoni, jene, leopardi...


Apparentemente anche Madre Natura

non sembra essersi applicata molto quando l'ha pensata

priva di artigli, di denti accuminati, di zanne.

La giraffa non ha niente di offensivo

e non ha nemmeno una corsa formidabile

per sfuggire ai suoi assalitori.


Eppure nella evoluzione delle specie

che sono arrivate fino ad oggi

la giraffa è risultata vincente

e lo ha fatto con nonchalance,

come se avesse fatto la cosa più naturale del mondo.


Vederla è uno spettacolo.

Elegante, aggraziata, con lo sguardo buono,

specchio di un animo gentile e rispettoso.

Il suo lungo collo gli consente di brucare foglie e bacche

sui rami alti degli alberi, per lasciare cibo

agli altri erbivori della savana.


Molti animali in Africa sono inoffensivi,

ma tutti vivono in tane, si nascondono, escono solo di notte.

Lei no. Lei nella savana spicca, orgogliosa di esserci.

Calma, serena come se non temesse gli spietati predatori


Chi disegna gli animali della savana

non può fare a meno di ritrarla

a fianco di leoni ed elefanti.

La giraffa è una protagonista naturale

che non ha bisogno di apparire,

di rubare la scena.

Lei appare semplicemente perchè esiste.


Ti racconto una storia che non ho mai scritto,

ma che è depositata in fondo al mio animo

e alla quale ancora attingo, quando ne ho bisogno.


Kenya. Qualche anno fa. Ero appena uscito dal Ruanda

sfuggendo fortunosamente ai massacri che sarebbero

passati alla storia come il genocidio dei tutsi.

Ero turbato, scosso, impaurito.

Mi sembrava che il mondo e gli umani

fossero in grado di esprimere solo crudeltà e violenze.


Stavo su una pietra, a prendere il sole

e non volevo più fare questo mestiere

(per raccontare che cosa?)

Sentii una presenza alle mie spalle, era una giraffa

un esemplare giovane che, dal suo punto di vista,

si era avvicinato troppo ad un pericoloso uomo.

Mi guardò, con gli occhi buoni,

scosse le orecchie

certamente studiò il mio odore,

decise che non gli avrei fatto del male

e prese a brucare le foglie di una acacia li vicino.

Poi se ne andò, sculettando, su quelle zampe lunghe

e apparentemente gracili.

Quella fiducia ebbe l'effetto di infondermene altrettanta,

come una trasfusione vitale




Masto@radiopopolare.it

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